Padmasambhava

25 Settembre 2013 http://earlytibet.com/2007/06/20/padmasambhava/

Conosciuto come Pema Jungné (‘il nato nel loto’) o Guru Rinpoche (‘il guru prezioso’) in Tibet, Padmasambhava è visto come il vero fondatore del buddismo tibetano, un secondo buddha che ha stabilito il dharma nella terra degli uomini dalla faccia rossa. Si dice che Padmasambhava fosse stato invitato in Tibet per favorire la fondazione del primo monastero tibetano, Samyé, e per domare le demoniache forze locali che stavano osteggiando la realizzazione del monastero.

Nelle narrazioni più antiche, il ruolo di Padmasambhava è ristretto solo a questo, e forse all’introduzione della tecnologia di irrigazione nelle valli del Tibet centrale. Nei racconti più recenti, il ruolo di Padmasambhava diventa di gran lunga più importante. In particolare, si dice che egli abbia nascosto innumerevoli libri ed oggetti sacri in tutto il Tibet, da scoprire quando i tempi fossero maturi. Gli scopritori sono i famosi tertön e i tesori nascosti i terma.

Nonostante l’importanza del buddismo tibetano, ci sono solo pochi manoscritti su Padmasambhava (la maggior parte dei quali sono stati discussi da Jacob Dalton e Kenneth Eastman). Una delle rare fonti è lo IOL Tib J 321, un manoscritto del 10° secolo che conteneva un trattato sul tantra chiamato l’Upāyapāśa ed attribuito a  Padmasambhava. Il trattato è sopravvissuto nella tradizione successiva, ma l’attribuzione a Padmasambhava è andata perduta. L’origine del trattato è suggerita in due passaggi. Il primo è una semplice nota che recita “Questo è stato insegnato da Padmasambhava senza alcuna invenzione da parte sua”.

Il secondo è un verso che è incluso nella parte finale del trattato, di lode a “Padmarāja”. Una nota tra le righe conferma che costui è Padmasambhava: “Acārya Śāntigarbha ha esaminato questo testo e lo ha trovato senza errore; dopo di questo ha lodato Padmasambhava.”

Śāntigarbha è una figura oscura nella storia del Tibet, uno dei guru indiani invitato in Tibet insieme a Padmasambhava, coinvolto nella trasmissione dei tantra nel Tibet. Nonostante l’attribuzione di questo testo a Padmasambhava sia abbastanza ben nota, i versi di lode di Śāntigarbha a Padmasambhava non sono mai stati tradotti o discussi (a quanto ne sappia):

Omaggio a Padmarāja, oltre il mondo,

La grande meraviglia, conquistatore della suprema realizzazione,
colui che ha portato fuori dalle valli
le grandi e segrete istruzioni del tathāgatas.

/dngos grub mchog brnyes ya mtshan chen po’i/
/’jig rten ma gyur pad ma rgyal po yis/
/de bzhin gshegs pa’i man ngag gsang chen rnams/
/klung nas bkrol mdzad de la phyag ‘tshal lo/

Due cose di questi versi mi interessano molto. La prima è la similarità della prima riga (la seconda nella mia traduzione) alla Preghiera in 7 linee, un insieme molto più famoso di versi di lode a Padmasambhava recitato ancor oggi. I versi di Śāntigarbha sembrano preconizzare ed essere fonte per la Preghiera in 7 linee. Il secondo aspetto interessante di questi versi è il riferimento al portar fuori dalle valli le istruzioni segrete. Le valli potrebbero essere un riferimento a Oḍḍiyāna, la terra natale di Padmasambhava, che risulta essere il luogo dove si ritiene molti tantra siano entrati nel regno umano. L’associazione di Padmasambhava con la rivelazione dei tantra (non trovata in alcuna narrazione) è una sorprendente connessione con la più tarda tradizione dei terma, non nel senso tradizionale per cui si ritiene che egli abbia nascosto i terma, ma al contrario in qualità egli stesso di rivelatore dei tesori, un modello per i successivi tertöns.

Da ultimo, solo in caso abbia dato l’impressione che Padmasambhava abbia egli stesso scritto questo manoscritto, lasciatemi precisare che egli non l’ha fatto. Lo scriba che ha firmato questo manoscritto, e che possiamo notare era un residente dell’area di Dunhuang, era probabilmente un cinese di Ganzhou e si chiamava Kamchupa Buoko.

Charlotte